Come aiutare un bambino ad accettare la morte di una persona cara

"La gente muore solo quando viene dimenticata.
Se saprai ricordarmi, sarò sempre con te”
Isabel Allende

La morte di una persona cara è un momento molto doloroso e traumatico, soprattutto per i bambini.

I genitori che affrontano un lutto si trovano spesso in difficoltà quando devono spiegare ad un bambino che un loro familiare o amico è morto. Spesso hanno la tendenza ad evitare l'argomento, pensando di proteggere i propri figli.
Ma arriva sempre un momento in cui non si può nascondere la verità.

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I bambini in realtà sono molto più forti di quanto immaginiamo e riescono ad elaborare il pensiero e la realtà della morte, meglio se hanno intorno a sè adulti capaci e attenti.
E' fondamentale quindi imparare modi e tempi giusti per aiutare il bambino ad affrontare la morte di una persona cara.

Alcune linee guida che qui sintetizzo possono rendere questo percorso più semplice.

1) E' possibile spiegare che cos'è la morte ai bambini.
E' bene considerare l'età e la capacità di capire le idee complesse: in generale i bambini non hanno una comprensione matura della morte fino all'età di 8-9 anni.
I più piccoli possono pensare che la morte è qualcosa di temporaneo, e che la persona tornerà.

2) Siate onesti e incoraggianti con loro.
Può essere difficile certo, perché spesso non si hanno tutte le risposte, ma poco importa.
L'importante è creare un'atmosfera di apertura, la possibilità che se ne possa parlare e far capire che non c'è un unico modo "giusto" di affrontare la morte di una persona cara (c'è chi piange, chi invece soffre dentro, chi sembra non soffrirne affatto...).
Bisogna garantire al bambino un costante percorso di contenimento emotivo.

3) Evitare di dire bugie ai bambini.
È essenziale parlare subito al bambino della morte di quella persona, senza aspettare che si stupisca di non vederla più da un po' di tempo.
Evitare l'argomento o inventarsi storie fantasiose genera solo confusione e angosce inutili.
I bambini sono perfettamente capaci di cogliere il dolore degli adulti, anche se tentano di nasconderlo.

4) Utilizzare termini semplici e precisi quando si parla di morte.
Gli adulti usano spesso l'espressione "perdere" una persona cara: i bambini, soprattutto i più piccoli, potrebbero farsi l'illusione che la persona può essere "ritrovata".
Altre volte si usano espressioni come "La nonna è volata in cielo" oppure "è partita per un lungo viaggio": possono anche essere utili sul momento, ma rischiano di confondere il bambino (che chiederà "Quando torna?").

La cosa migliore è affrontare l'argomento in modo semplice ed onesto.
E' inutile dire ad un bambino che chi è morto sarà assente. Bisogna invece spiegargli, semplicemente, che non ritornerà.
All'inizio questo fatto potrebbe essere difficile da spiegare (per gli adulti) e comprendere (per i bambini), ma con il tempo l'accettazione sarà meno dolorosa.
Si può invece ammettere che non si sa cosa succeda dopo la morte. Questo dialogo gli può permettere comunque di cominciare a riflettere. Insieme.

Per spiegare la morte c'è bisogno di termini semplici e concreti in quanto la visione del mondo dei bambini fino all'età di 5-6 anni è molto "letterale".
Così, per esempio se chi è morto era malato o anziano, si potrebbe spiegare che il corpo della persona non funzionava più e che i medici non potevano "aggiustarlo".
Se qualcuno muore improvvisamente, come in un incidente, si potrebbe spiegare che, a causa di questo evento molto triste e improvviso, il corpo della persona ha smesso di funzionare.
D'altro canto l'aspetto positivo che si può sottolineare è che la persona morta non prova più dolore.

I bambini piccoli hanno difficoltà a capire che tutte le persone e gli esseri viventi sono destinati a morire, che è una cosa definitiva e che quindi la persona morta non tornerà più: ecco perchè chiedono in continuazione dove sta la persona amata o quando ritornerà, anche dopo averglielo spiegato. Per quanto difficile sia, bisogna continuare a ribadire con calma che la persona è morta e non può ritornare.

5) D'altro canto è essenziale spiegare al bambino che, anche se quella persona non è più presente fisicamente, lo sarà sempre nel cuore e nella memoria e lo accompagnerà nella sua vita.
Un oggetto appartenente alla persona defunta o una fotografia possono essere utili per alleviare, anche temporaneamente, il suo dolore.

6) E' utile far assistere il bambino al funerale?
Se lo desidera sì, perchè gli può permettere di capire meglio ciò che succede e sentire la vicinanza e il sostegno degli adulti, sentirsi parte del gruppo familiare, ma gli consentirà anche di poter piangere liberamente.

7) I bambini tollerano poco lunghi periodi di tristezza.
Se giocano, non significa che non amano la persona defunta, non la rispettano o sono indifferenti. Semplicemente stanno vivendo la loro vita bambini.
Bisogna permettere o incoraggiarli a divertirsi come facevano prima della morte, nelle loro attività abituali (vale anche per gli adulti!).

8) Può capitare che il bambino abbia dei sensi di colpa e possa sentirsi in qualche modo responsabile della morte di una persona cara perché convinto di non averla amata abbastanza, o per avere pensato in passato cose cattive su di lui, o di averne desiderato la morte magari in un momento di rabbia.
In questo caso è importante spiegargli che non è colpa sua, che capita a tutti di pensare cose cattive, ma che i pensieri non uccidono le persone, nemmeno i suoi.

9) Bisogna essere sempre presenti ed evitare di lasciare il bambino solo ad affrontare il suo dolore, rispettando i suoi modi di espressione e ritmi.
Spesso chiedono più coccole e attenzioni: dite loro che li amate e che, anche se sono tristi o piangono, li amerete sempre e vi prenderete cura di loro.

10) Se si notano cambiamenti importanti nel comportamento del bambino (come aggressività, isolamento sociale, disturbi del sonno...) conseguenti alla morte di una persona cara, potrebbero essere il segnale che sta vivendo dei problemi connessi con il lutto.
In questi casi, se la situazione non migliora attraverso la relazione abituale con gli adulti di riferimento, è opportuno rivolgersi a uno psicologo.

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