La difficile arte del perdono

Anche se dal punto di vista etico o religioso tutti possono essere d’accordo in principio sul perdono, non tutti sono predisposti a metterlo in pratica: quando subiamo un’offesa, un torto o un tradimento proviamo immediatamente emozioni negative di rabbia e risentimento e la reazione più frequente è di tipo aggressivo, etero o auto-diretta.
L’aggressività nei confronti dell’offensore si esprime nel desiderio di vendetta.
Nei comportamenti autoaggressivi ci si può invece punire per esempio per non aver saputo prevedere i comportamenti dell’altro: si può provare vergogna (specialmente se il torto è di dominio pubblico) e la delusione è più forte quando c’è un legame profondo di affetto o di amore.

A un’analisi approfondita però, sappiamo che il desiderio di vendetta, anche se è una reazione naturale e istintiva, non porta ad un effettivo risarcimento dal torto subito: contrariamente a quanto si pensa, la vendetta non aiuta ad alleviare il dolore provato nell'aver subito un’ingiustizia in quanto la vittima rimane focalizzata sull'accaduto, rimugina continuamente su come "farla pagare", alimentando ulteriormente un circolo vizioso senza fine di emozioni negative.

Un modo per uscirne dunque potrebbe essere il perdono.

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