Perché uno psicologo non dà consigli

"I migliori insegnanti sono quelli che ti mostrano dove guardare, ma non ti dicono cosa vedere".
Alexandra Trenfor

"Dottore, cosa devo fare?"
"Cosa mi consiglia?"
"Lei che ne pensa?"

gallucci psicologo torino

Oppure.
Mi dia qualcosa per:
l'ansia
lo stress
la depressione
la rabbia
le ossessioni
la dipendenza
l'affetto non corrisposto ...
Come se la paura, la tristezza, il tradimento, l'insoddisfazione potessero essere spente, scomparire con una pillola magica (che con un poco di zucchero va giù, magari).

La richiesta di consiglio a uno psicologo o psicoterapeuta è molto frequente, naturale e comprensibile.
In generale però, nel mio lavoro tendo a non dare consigli, evito di dire al paziente cosa è meglio fare o cosa no.
Per vari motivi. 

Intanto dare consigli è spesso poco utile, perché in quel momento l’altra persona può non essere pronta ad ascoltarli, o non riesce ad accoglierli.
Basta pensare a tutte le volte in cui un amico ci ha chiesto cosa fare in una determinata situazione (un esempio classico è se lasciare il partner oppure no): quante volte succede che tu dai il consiglio "da amico" e poi lui pensa bene di fare di testa propria?
Un consiglio, anche il più azzeccato, dato in un momento in cui non si è pronti, cade nel vuoto e non è utilizzabile. La psiche ha bisogno del suo tempo.

Come quando cerchi di aprire una porta con una chiave bellissima che però non è di quella serratura.

I consigli, in quanto espressioni del sentire e del pensare soggettivi, sono sempre personali, e per questo interpretabili dall'altro in vario modo che può non essere quello pensato in origine.
Il consiglio potrebbe essere quindi non adatto a quella persona in quel momento o addirittura sbagliato.

Dare consigli significa poi in qualche modo imporre il proprio sistema di valori.
Se consiglio a un paziente di fare o non fare una cosa, lo sto di fatto spingendo a utilizzare e adeguarsi al mio personale punto di vista.
Per esempio a un paziente che mi chiede se dovrebbe o no interrompere una relazione, non posso che rispondere sulla base di mie idee, valori, obiettivi che però potrebbero benissimo essere diversi dai suoi. 

Infine, l'aspetto secondo me più importante.
Dando consigli lo psicologo si sostituisce al paziente nel prendere una decisione e risolve un dubbio al suo posto, col risultato che il paziente probabilmente tornerà a chiederne di altri.
Come se lo psicologo fosse un guru che dispensa pillole di saggezza al bisogno, l'esperto che sa ciò che è giusto o sbagliato.
Come se fosse un padre che sa tutto e si rivolge a un bambino che dipende da lui, indifeso e incapace di muoversi da solo nel mondo.
In questo modo dare consigli genera una dipendenza che considero anti-terapeutica e fa stare il paziente nella posizione di chi è sempre inadeguato e bisognoso dell'altro, di un aiuto esterno.

La prospettiva del percorso psicologico si pone invece obiettivi diversi.
Uno psicologo può aiutare per esempio il paziente a:
- aprire nuovi punti di vista e prospettive con cui guardare se stesso, gli altri e il mondo;
- ampliare il campo delle possibilità di vita in relazione a emozioni, pensieri, rapporti con gli altri, comportamenti;
- sviluppare nuove capacità per risolvere in autonomia le sue difficoltà e vivere con un migliore equilibrio;
- valorizzare le risorse che ha già e che magari in quel momento critico sono viste poco o usate male;
- accettare quello che non si può cambiare.

Ecco perchè lo psicologo non ti dirà cosa fare imponendo il suo punto di vista, ma ti aiuterà a guardare da più prospettive, trovare nuove modalità di pensare, sentire e metterle in pratica.
Piuttosto è utile che lo psicologo esplori insieme al paziente i motivi per cui non riesce da solo a decidere e ha bisogno di appoggiarsi all'esterno.

Lo psicologo non dà pareri dall'alto, ma lavora accanto alla persona per il suo benessere.
Dare consigli non accresce la conoscenza che il paziente ha di sè, non lo aiuta a cambiare né a costruirsi gli strumenti che lo rendano autonomo e capace di camminare con le proprie gambe.

L'aiuto psicologico non si fonda sul consiglio, ma é ascolto autentico, é scoprire insieme al paziente, in un rapporto protetto e non giudicante, come può essere più compiutamente se stesso/a.

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