Superare il senso di colpa nel lutto

gallucci psicologo torino

Oltre alla tristezza e alla rabbia, nel processo di elaborazione del lutto e della perdita, sensi di colpa, rimpianti e rimorsi possono essere complicati da gestire.


"Non me lo perdonerò mai": ci sono cose che vorresti avere o non aver fatto, decisioni che non avresti voluto prendere, frasi dette o cose che non hai mai avuto occasione di dire.
C'è il rammarico di parole sbagliate a cui ora non si può più riparare.

Alcuni provano un senso di colpa perché dopo la morte del proprio caro si sentono sollevati (per esempio, dopo una lunga e difficile malattia) o, al contrario, sentono di non aver fatto abbastanza per chi è deceduto.

Il senso di colpa è frequente tra chi sopravvive o è scampato alla morte dove altre persone invece sono decedute: "Perchè dovrei continuare a vivere e gli altri no?".
Ci si interroga sulle possibili responsabilità e interventi che avrebbero potuto salvare la persona amata perduta ("Se avessi fatto ... se fossi stato ...").

Il senso di colpa nasce dal conflitto tra l'illusione di poter cambiare le cose e il disagio di accettare i propri limiti, le proprie fragilità, la propria impotenza.
L'illusione dell'onnipotenza spinge la persona a restare intrappolata in un dialogo continuo di se e ma, nel tentativo di cambiare gli eventi passati, per sentirsi in pace con se stessi e con il defunto.
L'illusione di poter giudicare il passato con la conoscenza del presente.

Ma il superamento del senso di colpa passa attraverso il perdono, al capire che hai fatto del tuo meglio, che sei stato figlio/a, genitore, coniuge, amico/a "sufficientemente buono".

Questo processo di perdono di se stessi può essere lungo e alcuni riti possono essere d'aiuto.
I riti permettono di segnare i cambiamenti, momenti o emozioni significative, attraverso un'azione che simboleggi qualcosa di emotivamente intenso.
Per esempio, puoi scrivere qualcosa su un foglio e poi bruciarlo o strapparlo.
Oppure potare una pianta o piantarne una nuova.

Dopo un lutto ti potresti sentire in colpa per il fatto di iniziare ad amare la vita, o di non aver mai smesso di farlo. Una persona a cui volevi bene è morta, ma tu riesci a provare ancora piacere per le cose della vita quotidiana. Ma poco dopo ti senti male per aver dimenticato per un momento di essere triste e in lutto.
Forse pensi di non aver diritto a godere della vita per il fatto che è morto qualcuno. Forse la consapevolezza che chi non c'è più non possa più condividere la gioia, ti fa soffrire.

La mancanza di regole per ciò che riguarda il lutto può far sentire in ansia su quale comportamento sia appropriato o meno.
In passato, ridere o divertirsi durante l'osservanza ufficiale del lutto sarebbe stato sconsigliato. In realtà non esistono linee guida su cosa è giusto e cosa è sbagliato. È spesso la persona stessa la più competente a valutare cosa sia meglio o no.
Quindi è importante prima di tutto non permettere agli altri di importi i loro programmi e dirti cosa sia giusto fare o meno.

È assolutamente normale entrare e uscire dal dolore e dalla tristezza, sta nel flusso della vita.
Non si deve per forza essere sempre e solo tristi.

Anche ridere, per esempio, non è un comportamento irrispettoso, ma anzi può essere terapeutico, perchè aiuta a sciogliere la tensione ed è un meccanismo integrante del processo di elaborazione della perdita. Un po' di sano humor e ironia può essere benefico per affrontare il lutto, soprattutto se la persona deceduta amava farsi due risate e stare al gioco.

Spesso può essere d'aiuto avere la sensazione che il defunto avrebbe approvato il nostro divertimento: "Avrebbe voluto che lo facessi ... che fossi felice".
La consapevolezza che le cose che ti piacciono (una passione, un gioco, un hobby ...) sarebbero piaciute anche al defunto potrebbe essere una sensazione dolceamara, angosciante ma confortante allo stesso tempo.

Può essere difficile fare da soli cose che si sono sempre fatte insieme, specialmente in luoghi che sono impregnati dei ricordi della persona persa.
Una situazione gioiosa ti ricorda quello che hai perso, e il desiderio di condividere con chi non c'è più sottolinea il dolore dell'assenza.
D'altra parte, continuare a godere delle cose, sorridere, stare bene è anche un'affermazione e celebrazione della vita, di chi è morto e di chi sopravvive.

Cosa ne pensi? Aspetto opinioni ed esperienze nei commenti.

Se ti è piaciuto questo post e vuoi essere sempre aggiornato su argomenti che esplorano il benessere psicologico ed emotivo, puoi seguirmi sulla mia Pagina Facebook oppure scrivermi una email a pierluigi.gallucci@gmail.com

3 commenti:

  1. Purtroppo è quello che è successo a me dopo la morte di mia madre malata di alzheimer .....sensi di colpa a non finire, pensieri ossessivi al riguardo e tanto dispiacere per non essere riuscita a fare determinate cose anche se la situazione era veramente difficile da gestire ma era mamma ed io non riesco a darmi pace

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non sei il solo. Rimproveravo tante cose a mai madre e penso in fondo di non averle perdonato mai. Poi ho capito che la'mavo ancora tanto dopo che e' andava via in ua situazione difficile come la tua, ma lei era lucida. Ora mi sento in colpa, mi sono arresa? Non ho lottato abbastanza per lei ? Da allora non vivo piu' , darei quasiasi cosa per averla perdonata e averle dimostrato amore e anche le decisioni delle cure , forse non mi sono impegnata abbastanza ? Nemmeno io mi do' pace

      Elimina
  2. è morta mia suocera e provo anch'io un dolre dentro allucinante, come state adesso?

    RispondiElimina